Un Esempio

Costituzione e cittadinanza

Come avrete letto nell'Introduzione, la nostra Costituzione è stata, ed è ancora, al centro di tante riflessioni educative. Si parte dalla Costituzione per ricostruire l'identità del cittadino futuro, e si torna alla Costituzione quando ci sono dei dubbi sui doveri e i diritti di quello presente.
In questo capitolo vogliamo proporre un'operazione un po' diversa: vogliamo usare gli strumenti digitali per interrogare la Costituzione. Vogliamo porle delle domande a cui sarebbe difficile rispondere con una lettura tradizionale. Per esempio, quanto è complessa la Costituzione? Di cosa parla? Quanto è leggibile oggi?
Per farlo, dobbiamo considerare la Costituzione non come una raccolta di concetti, ma come un documento concreto, come un testo da analizzare. Il fatto che i dati da cui partire siano parole, anziché numeri come nelle altre attività di questo volume, non deve trarci in inganno. Dato non significa solo numero; i numeri possono essere il risultato di un'operazione su qualsiasi parte del nostro universo, dagli insetti alle stelle, dai suoni alle parole. Esiste persino una branca della disciplina informatica, che si chiama in Italia informatica umanistica, che tratta proprio di queste operazioni. Se consideriamo la Costituzione come un documento, prima di iniziare dobbiamo porci qualche domanda sulla legittimità del nostro lavoro. Sono domande che sembrano banali, ma non lo sono mai quando si inizia un lavoro che parte da documenti di cui non siamo noi stessi gli autori.

  1. La Costituzione è un documento pubblico. Che significa esattamente "pubblico"? Gratis?
  2. Chi è l’autore della Costituzione? Una sola persona o più persone? In questi casi, si applica la norma sul diritto d’autore?
  3. 3. Che operazioni si possono fare sul testo della Costituzione? Ci sono operazioni consentite e altre vietate?
  4. Ne possono esistere versioni diverse, o solo l'originale fa fede?
  5. La Costituzione vale solo se è scritta in Italiano? O si può tradurre in altre lingue?
Per capire un testo, come questo che state leggendo, bisogna conoscere il significato delle parole da cui è composto. Ma non basta: bisogna riuscire a collegare le parole tra loro e grazie ai meccanismi della grammatica e della sintassi capire il significato che si crea dalla relazione delle parole. Se un testo è rivolto a tutti gli Italiani, e vuole essere capito dalla maggior parte di questi, dovrà essere scritto in modo semplice, chiaro, senza inutili giri di parole, senza parole troppo lunghe e difficili.
Possiamo dire la stessa cosa della Costituzione? E come verificarlo?
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Rumore

Quanto rumore ci accompagna nella nostra vita quotidiana?
Che effetti ha il rumore sulla qualità della nostra vita?
Probabilmente, pochi si pongono queste domande poiché, purtroppo, al rumore è facile abituarsi. E' il caso, ad esempio, di chi abita vicino ad una ferrovia e dopo un po' comincia a non fare più caso al passaggio dei treni. Ma a tutti sarà accaduto di stare, anche per un breve periodo, in un ambiente molto rumoroso, ad esempio in una discoteca o all'interno di un'auto con la radio a tutto volume e, una volta uscito, di sentirsi frastornato e di sentire i suoni ovattati, come se l'udito fosse alterato. Per fortuna si tratta di uno stato temporaneo, ma ... ... ma per qualcuno il rumore, oltre a suscitare ricordi dolorosi di fatti che hanno causato danni gravi e permanenti, è esso stesso causa di traumi profondi.

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Decisamente questioni di non poco conto! E non è così intuitivo associare tali effetti al rumore, proprio per quanto si diceva all'inizio: l'essere umano tende ad abituarsi.
E la stessa ARPA propone anche i risultati di uno studio sulla variazione del rumore nel periodo del primo lockdown durante la pandemia da SARS Covid-19 in alcuni comuni veneti4, che hanno mostrato "quanto siano impattanti sul clima acustico delle città e dei centri urbani le abitudini quotidiane legate agli spostamenti per motivi di lavoro, scolastici e personali", mettendo a confronto i valori acustici rilevati durante il lockdown con quelli nel periodo precedente o con quelli rilevati nella Fase 2 durante la quale si sono avute le prime riaperture delle attività lavorative. E' quindi lecito chiederci quale sia il grado di rumore in cui siamo immersi nella quotidianità, e di conseguenza cos'è che provoca rumore nelle nostre abitazioni ... a parte la figlia dei vicini che ascolta musica a tutto volume o il vicino ossessionato dalla pulizia che attiva l'aspirapolvere a tutte le ore.

Nelle nostre abitazioni c'è rumore anche di notte? quel rumore che "non sentiamo" durante il sonno, o meglio che crediamo di non sentire!
L'agenzia Europea per l'Ambiente (AEA), nel rapporto "Environmental noise in Europe — 2020"5, sostiene che l'inquinamento acustico sia uno dei fattori ambientali più dannosi per l'uomo dopo l'inquinamento atmosferico.
Ma allora, quand'è che il rumore diventa inquinamento acustico?

Le domande sono molte, cerchiamo di dare risposta e iniziamo dal principio.
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Migranti

Il tema della migrazione è da sempre un tema divisivo.
Da un lato alcune formazioni politiche, quando vogliono dare una giustificazione alle proprie posizioni, utilizzano la migrazione come una cartina tornasole che mostra quanto è drammatica la situazione.
Dall'altro lato, la questione dello ius soli ritorna ciclicamente sotto i riflettori,1 mettendo in discussione il tema della cittadinanza, del voto e dell’identità.
Anche a livello internazionale, sul tema degli immigrati si sta ristrutturando la politica a livello europeo e mondiale: l’ascesa dei nazionalismi e dei populismi utilizza l'argomento dell'invasione dei migranti a prescindere dai numeri effettivi di persone che transitano da un paese all’altro o che decidono di fermarvisi.
Su queste teorie utilizzate come argomenti per convincere gli elettori, ma spesso senza il supporto dei dati, sono incentrate le attività di approfondimento proposte in questo capitolo.

Si può iniziare chiedendo ai ragazzi qual è l'eco di queste teorie nel loro ambiente quotidiano, a casa o tra amici. Sono riferite, discusse, verificate, adottate? Ad esempio, è capitato di ascoltare opinioni che sostengono che i migranti devono adattarsi alle nostre abitudini se vogliono stare a casa nostra? O che la maggior parte dei reati vengono compiuti dai migranti? O ancora che la crisi economica dipende dal fatto che gli immigrati ci rubano il lavoro, o peggio prendono lo stipendio senza fare nulla guadagnando 35 euro al giorno e stando comodi nei centri di accoglienza ?
Queste opinioni sono state oggetto di studi a livello nazionale e internazionale.3 Si può affrontare il tema in maniera tradizionale, andando a cercare i documenti che descrivono e analizzano i cosiddetti 'miti sulla migrazione'; oppure i documenti che indagano sui 'crimine d’odio' nei confronti di immigrati.4
Nel 2016 Concord Italia, che è la sezione italiana di Concord Europe, una federazione che raggruppa circa 2300 ONG di cooperazione internazionale, ha pubblicato la versione italiana di I 10 miti sulla migrazione da sfatare.

  1. Un maggiore sviluppo nei Paesi di origine fermerà le migrazioni internazionali;
  2. Si può ridurre l’immigrazione irregolare in Europa attraverso la cooperazione e gli aiuti allo sviluppo;
  3. La maggior parte delle migrazioni avviene dai Paesi in via di sviluppo verso quelli più sviluppati, dai Paesi poveri verso le nazioni più ricche;
  4. La migrazione ostacola lo sviluppo dei Paesi d’origine;
  5. La migrazione beneficia solo gli individui che migrano, non i loro Paesi di origine;
  6. I Paesi di destinazione non traggono benefici dalla migrazione;
  7. In un’economia globale sempre più competitiva, l’Europa dovrebbe accettare solo migranti altamente qualificati;
  8. I flussi di immigrati minacciano l’identità e i valori europei, portando ad uno scontro di culture;
  9. L’Europa sta fronteggiando un’invasione di immigrati a causa di politiche di accoglienza troppo generose;
  10. L’Europa non può accogliere ulteriori migranti
Con una modalità del tutto simile a quella proposta in questo capitolo, per ognuno di questi miti vengono forniti dati e bibliografia a supporto.5 Un report che si può leggere individualmente, e su cui si può discutere in classe.
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Pandemia

È ormai passato un anno dall’inizio dell’incubo Covid-19 in Italia, un incubo fatto di lock-down, distanziamento, mascherine, quarantene (ma anche di nuove opportunità quali la Didattica a Distanza, se fatta con le giuste competenze, o lo Smart-Working, che potrebbe essere maggiormente implementato e adottato di default in alcuni casi) e regioni di “colore” variabile a seconda dell’andamento epidemiologico. Ma chissà quanti si sono fatti la domanda chiave per iniziare a capire davvero questo periodo: “Qual è la reale portata della pandemia da Covid-19 in Italia?”
Certo, tutti hanno avuto accesso alle informazioni girate prontamente da telegiornali e quotidiani (cartacei e/o online), ma quanti hanno davvero cercato di capire i dati della pandemia da Covid-19 in Italia? Quanti sapevano dove trovare i dati ufficiali? Quanti hanno provato a fare delle previsioni matematiche sull’andamento dei contagi? E, traslando il discorso nella scuola, quanti hanno pensato ai dati del Covid-19 come un’enorme banco di sperimentazione della “nuova” educazione civica? Perché nella Scuola formiamo Persone, Futuri Cittadini, e abituarli a pensare autonomamente e a ragionare in modo rigoroso, basando le proprie deduzioni il più possibile sui dati, fa parte di uno dei compiti cruciali del mondo Scuola.
L’attività che proponiamo, quindi, è quella di provare ad analizzare e rappresentare i dati del Covid-19, con il duplice obiettivo di far acquisire agli studenti competenze matematiche e di guidarli in un percorso di Cittadinanza Digitale.
Per poter pensare di analizzare i dati relativi alla pandemia da Covid-19 in Italia, bisogna dapprima scegliere la fonte opportuna. Quindi bisogna chiedersi: “quali sono i fattori per determinare una fonte di dati?”.
Indubbiamente la possibilità di poter accedere ai dati in formato aperto, cioè liberamente utilizzabili e interpretabili in automatico da una “macchina” è fondamentale. Per tale motivo, chi scrive ritiene particolarmente adatto il set di dati presenti nel repository su Github della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio dei Ministri, reperibile all’url https://github.com/pcm-dpc/COVID-19.
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Qualità della vita

Ormai vivere e lavorare nello stesso posto dove si è nati è sempre più raro. Ci si sposta per proseguire gli studi, cercare lavoro, per seguire la persona che si ama. Ma è così indifferente dove si va? Quali sono le città italiane dove si vive meglio?

Certo si vive meglio in una grande villa al mare, o in montagna, piuttosto che in una cantina di una città afosa, buia e piena di smog. Ma se proprio bisogna vivere in città, quale città scegliere? Meglio Milano o Palermo? Siena o Cagliari? Moncenisio o Piazza Armerina? Metropoli piene di vita o villaggi medioevali? La pianura o la collina? Al nord o al sud, o nelle isole?
Se ci affidiamo alla percezione intuitiva, al luogo comune, al discorso “da bar” abbiamo già delle risposte: sul clima il sud batte il nord a piene mani; sui servizi invece la situazione si inverte. E sulla criminalità? Sul divertimento? Sulla speranza di vita media? Si potrebbe lanciare un sondaggio in classe.
Ma come si fa a stabilirlo in maniera un po’ più oggettiva, senza affidarsi al sentito dire?

La prima attività che vi proponiamo è quella di impostare una lista di parametri significativi per determinare la qualità della vita: clima, sicurezza, trasporti, scuole, ma anche luoghi di incontro e di divertimento... Un momento: che tipo di luoghi di incontro e divertimento? per i ragazzi è importante che ci siano discoteche; per i genitori con i figli piccoli sono più importanti i parchi, per le coppie agiate i ristoranti, mentre per gli anziani magari le bocciofile. Per chi ha una cultura classica sono importanti musei e sale da concerto, per chi fa sport sono fondamentali palestre e centri sportivi. Si capisce presto che i parametri dipendono dalla tipologia di persona: lavoratori, disoccupati, donne, uomini, laureati, diplomati; ma anche dalla fase della vita (bambini, giovani, adulti, anziani), dall’obiettivo (trascorrere una vacanza estiva o trovare un luogo dove passare gli anni della pensione). Questo è uno degli elementi di riflessione importanti quando si parla di classifiche, di qualità, di valori: non esistono in natura valori oggettivi. Si parte da valori per qualcuno e solo attraverso una mediazione si arriva a dei valori per tutti. E' uno dei temi su cui insiste l'Educazione Civica: il rispetto dell'opinione altrui.
Una maniera diversa di affrontare la stessa questione: questi parametri sono tutti uguali tra loro o hanno importanza (peso) diversi? Per esempio, conta più il clima o la sicurezza? I servizi educativi o la possibilità di trovare lavoro? Non è facile rispondere, anche se è chiaro che il peso è ancora una volta legato alla tipologia di persona che fa la valutazione. Si può provare a stilare un elenco di parametri con a fianco il peso per ogni tipologia di persone per vedere quanti parametri hanno lo stesso peso per tutti. E quando non hanno lo stesso peso, che si fa? Conta, ad esempio, il numero di persone che considerano quel parametro più importante (per esempio, in termini di voti)? O alcune tipologie di persone sono più importanti di altre (per esempio, quelli che sono disposti a spendere, o i più deboli)? Si capisce velocemente che una classifica “oggettiva” è in realtà uno spaccato della società.
Ma ammesso pure che tutti siano d’accordo su cosa è meglio, i parametri non sono sufficienti se vogliamo davvero fare un’indagine: ci servono degli indicatori che ci permettano di dare un valore quantitativo ad ogni parametro.
Per esempio, il parametro "clima" potrebbe avere come indicatori:

  • temperatura minima
  • temperatura massima
  • temperatura media
  • piovosità
  • umidità relativa
  • ...

Visualizzazione

Il bisogno di comunicare, la necessità di un codice condiviso, la ricerca di segni e simboli che rappresentino in modo efficace la realtà, che possano definire quantità, che rendano semplice la trasformazione del pensiero in memoria: tutto questo è data visualization.

La rappresentazione grafica è l'aspetto comunicativo dei numeri, dei dati, di tutto ciò che appare complesso, o anche immateriale. Permette di rendere evidenti le relazioni, di dare un peso a valori nascosti.
Siamo abituati a pensare ai grafici nelle familiari forme: a torte, a barre, spesso alla linea del tempo, una delle prime applicazioni pratiche e, forse, anche il primo tipo di grafico in cui ci si imbatte a scuola.
Ma la rappresentazione grafica dei dati può essere arte per dare un impatto emozionale ai numeri e ai dati stessi. Diventa arte per raccontare una storia o per raccontare parte della Storia.

Da quando ci poniamo il problema di raccontare i dati con immagini?
Oggi è semplice prendere dei dati, darli ad un computer per elaborarli e creare immagini.
I computer sono dei calcolatori, nati per elaborare numeri e per raccontare e disegnare qualsiasi cosa con i numeri, quindi perché non grafici?

Grafici che raccontano i dati ci sono da sempre, addirittura dalle grotte di Lascaux, sempre lì, dove sembra che sia stato già inventato tutto.
Si tratta in fondo di simboli che rappresentano qualcosa della realtà.

Simboli come comunicazione universale e allora, perché no, anche simboli che raccontano cose. Cose che possono essere codificate, pesate, misurate, enumerate.
Se qualcosa è enumerabile diventa dato e il dato si può rappresentare e il dato può raccontare.
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