Introduzione

Questo testo è una guida per i docenti, in particolare della Scuola Secondaria di primo e secondo grado, che porta una luce nuova sull'Educazione Civica: non solo discorsi e letture, ma attività pratiche, laboratoriali, esperienze. Propone un approccio pratico, coinvolgente e rigoroso all'Educazione Civica, che non è più intesa come "materia" ma come approccio trasversale che coinvolge l'intera classe, studenti e docenti, e possibilmente anche le famiglie.
Come? partendo dai dati, in cui siamo tutti immersi e che tutti produciamo di continuo, dei dati educativi.
Ma di che dati parliamo? Di quelli relativi alle aule, agli studenti, ai risultati dei testi PISA? Anche, ma non solo. Delle date storiche, delle informazioni geografiche, dei fatti della lingua? No, non proprio. Allora sono i dati dei quiz, dei test, delle valutazioni oggettive, tornate di moda in epoca di didattica a distanza? Sicuramente no.
Che cosa significa "dati educativi"? Si parla forse dei dati relativi alle aule, agli studenti, ai risultati dei testi PISA? Anche, ma non solo.
Si parla delle date storiche, delle informazioni geografiche, dei fatti della lingua? No, non proprio.
Allora sono i dati dei quiz, dei test, delle valutazioni oggettive, tornate di moda in epoca di didattica a distanza? Sicuramente no.
Sono dati educativi i dati che permettono di apprendere in maniera significativa. Non dati da trasmettere, da acquisire, da assorbire, ma dati da cercare, da scoprire e interpretare. Dati sui quali riflettere e su cui costruire delle ipotesi da verificare.
Non si tratta solo di un'attività che si svolge tra le quattro mura di un'aula, ma che spinge a uscire ed esplorare il mondo, quello fisico e quello digitale, perché è lì che i dati si trovano.
Non riguarda solo i ragazzi, ma tutti noi. Saper trovare i dati, saperli leggere e trasformare è una competenza sempre più necessaria per essere davvero cittadini di questa società. Si tratta di districarsi tra fake news sempre più ambigue, di affrontare sfide ambientali sempre più rischiose, di diventare consapevoli del linguaggio che cambia ogni giorno, di riconoscere e limitare i tentativi di violare la nostra privacy sempre più invadenti.

I percorsi di ricerca proposti dai capitoli del libro partono dalla centralità dei dati, nel contesto di una situazione in cui la ricerca in rete è diventata un punto essenziale della educazione alla cittadinanza:

  • per il fiorire di Fake news, che, ricordiamo, non sono lo scherzo di un giovane hacker o lo sfogo di un negazionista soltanto, ma sempre più una industria che vale milioni di euro o di dollari, formata da team di esperti di comunicazione, ingegnerie varie che intervengono a modificare il nostro modo di pensare e di scegliere, anche nel campo della cittadinanza.
  • Perché viviamo in un momento di forte svalutazione della conoscenza e delle competenze (Nichols)1 e in cui come ricorda Asimov,2 secondo molti, “La mia ignoranza vale come la tua competenza”.
  • Perché il web è diventato una sorta di ‘pattumiera digitale’ in cui tutti scrivono, nessuno fa pulizia, nessuno si ritiene responsabile. La sfida centrale è reperire e validare informazioni in una rete in cui ogni giorno vengono riversate centinaia di miliardi di mail e molte decine di milioni di post, articoli e informazioni gestite dai Social media; non tutti utili se non a sfogare il nostro egocentrismo e la ipertrofia del nostro ego individuale che attraverso l’abuso del diritto alla espressione in rete diventa negazione del diritto degli altri (Zagrebelsky)
  • La ricerca e la validazione delle informazioni, che se non confermate e verificate non costituiscono conoscenza, ma rumore, diventa ora una priorità nella educazione alla cittadinanza in generale ed una delle competenze di cittadinanza digitale più necessarie.
  • La prevalenza oggi, come per la temperatura, della nostra percezione dei fenomeni sulla realtà degli stessi, verificata attraverso dati attendibili. (Nichols, Pagnoncelli).4 Scegliamo di ‘pancia’ in base alle nostre paure o sensazioni reali o presunte o indotte e non di ‘testa’ in base ai dati. Non a caso si è parlato di ‘Post verità’.
Allora la ricerca e la validazione delle informazioni, che se non confermate e verificate non costituiscono conoscenza, ma ‘rumore’ diventano una priorità della educazione alla cittadinanza in generale ed una delle competenze di cittadinanza digitale più necessarie. Anche nelle priorità della legge sulla Educazione civica art 5.2 5.
Per questo parliamo di dati educativi.
Il reperimento e la validazione di dati diventa precondizione alla informazione consolidata del cittadino ed è, pensiamo, la chiave delle proposte di questo volume cui la formazione della cittadinanza e la stessa norma della Educazione Civica fanno da sfondo integratore.
Sia che si tratti di lavorare sulle parole e sul linguaggio della Costituzione come scelta di democrazia, sia che si indaghi sull’inquinamento acustico, sulla qualità della vita, sulla analisi della pandemia attraverso dati controllati e confrontati; sia infine che si parli di migranti e della differenza, sempre più presente fra noi e dentro di noi, tra la nostra percezione dei fenomeni e la realtà degli stessi verificata attraverso dati attendibili.
I temi scelti non solo coprono i tre ambienti indicati dalla sperimentazione della legge 92/19 (Costituzione e diritto internazionale, Mondo, Digitale) ma suggeriscono in continuazione l’intreccio tra i vari campi di indagine ed il coinvolgimento di altre discipline.
Se ci interroghiamo sulla Costituzione e sul suo linguaggio, frutto di una scelta di cittadinanza, parliamo non solo di aspetti linguistici, ma di storia e del rapporto fra lingua e democrazia.
Se lavoriamo attraverso i dati sulla qualità della vita nel nostro paese, attraversiamo la geografia, il clima, le condizioni sociali e quindi di nuovo la cittadinanza.
Se indaghiamo l’inquinamento acustico, attraversiamo anche la storia, oltre che la fisica, le scienze, la educazione ambientale e l’educazione alla salute, utilizzando l’informatica e la statistica per arrivare ad obiettivi di cittadinanza e di cittadinanza digitale.
Se indaghiamo i dati del periodo Covid 19 facciamo della crisi cominciata nel 2019 e di una esperienza drammatica, un terreno di indagine e di maggiore oggettività e chiarezza, anche a fronte del nostro vissuto e della nostra sfera emotiva e sociale.
[...]
In questo senso diventa anche più chiaro il ruolo dell'Educazione Civica nella costruzione della Cittadinanza Digitale: non solo stare attenti a, nel senso di "guardarsi da", con riferimento al cyberbullismo, ai pedofili, ai virus, ma stare attenti nel senso di "avere cura". La cura del pianeta, della democrazia, delle relazioni sociali, del benessere di tutti. Una cura che passa necessariamente attraverso la ricerca, la trasformazione e la rappresentazione dei dati.
La società civile si basa necessariamente sulla condivisione di un punto di partenza, su cui eventualmente discutere; ma sempre di più oggi questo punto di partenza è del tutto soggettivo, o peggio appartiene alla tribù, ed è sganciato da ogni possibilità di verifica personale. In alcuni casi è lecito supporre che ci siano degli interessi precisi dietro a questa situazione: dei ragazzi manipolabili oggi saranno domani dei servi perfetti. Allora imparare a partire dai dati, anziché dalle opinioni, è un modo per difendersi, per esercitare il proprio diritto di capire e di decidere.
Inoltre, saper costruire degli strumenti digitali di verifica sperimentale e controllo dell'informazione è una parte importante della cittadinanza, che oggi non può essere attiva senza essere anche digitale. I dati oggi sono naturalmente digitali, ed è solo imparando a trattarli tramite software che si può trasformarli in conoscenza.
Tutto questo non si può fare da soli. Occorre imparare ad assumere un atteggiamento positivo, costruttivo, collaborativo. Per questo, le attività proposte sono pensate per piccoli gruppi, in presenza o a distanza.